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La Corte dei Conti Europea all’esame delle grandi opere

La Corte dei Conti dell’UE, nel recente report di giugno, ha esaminato  8 grandi progetti transfontalieri ha evidenziato numerose criticità sotto il profilo dei costi, dei tempi da rispettare e anche in merito alla condivisione delle opere con i portatori di interesse 

In sei progetti di quelli esaminati sono state riscontrate delle criticità nei tempi di relaizzazione  rispetto a quanto pianificato. Tra questi c’è il tratto Torino Lione e quello del Brennero , che collega Austria e Italia e fa parte del corridoio scandinavo-mediterraneo. Il ritardo medio nella costruzione di questi progetti è di 11 anni, ma i due italiani risultano essere tra i peggiori facendo segnare, nelle previsioni, ritardi rispettivamente di 15 e 12 anni.

Dal rapporto emergono criticità sotto almeno tre fronti: analisi costi-benefici sfavorevole, forte impatto ambientale e mancato coinvolgimento delle popolazioni locali. 

Il report sottolinea che “ Per il collegamento Lione-Torino, dopo sette precedenti analisi costi-benefici congiunte con esiti positivi (ad esempio, nel 2010 compresi tra 12 e 15 miliardi di euro), il ministero delle Infrastrutture italiano ha proceduto a valutarne nuovamente i meriti nel 2018. Tale nuova valutazione non è mai stata convalidata dalla Francia e la Commissione non è stata consultata. Le conclusioni di detta nuova valutazione sono state che, sulla base di una nuova analisi socio-economica, il valore attuale netto dell’investimento si colloca in un intervallo compreso tra i -6,1 miliardi di euro e i -6,9 miliardi di euro; in altre parole, ancora una volta, i costi per la società sarebbero molto più alti dei benefici derivanti dalla costruzione. Da allora, sono state redatte numerose contro-analisi. Queste ultime hanno evidenziato debolezze nella metodologia utilizzata per l’analisi precedente, e nella maggior parte dei casi sono giunte a cifre differenti. 

La costruzione di nuove grandi infrastrutture di trasporto è una fonte rilevante di emissioni di CO2, mentre i vantaggi ambientali dipendono dal volume di traffico effettivamente trasferito da altri modi di trasporto più inquinanti. In tema delle emissioni i giudici, sulla scorta dei pareri degli esperti, ritengono che le emissioni verranno compensate “solo 25 anni dopo l’entrata in servizio dell’infrastruttura” quindi non prima del 2055. E questo nel migliore scenario possibile. Infatti se i livelli di traffico raggiungono solo la metà del livello previsto, occorreranno 50 anni dall’entrata in servizio dell’infrastruttura prima che le emissioni di CO2 prodotte dalla sua costruzione siano compensate.

Ciò appare incompatibile da un lato con lo stato di emergenza climatica (votato ed approvato qualche mese fa sia alla Camera che al Senato) dall’altro con i target climatici previsti dagli Accordi di Parigi, di cui l’Italia è firmataria. Per contenere l’aumento della temperatura media globale sotto gli 1,5°C ed evitare il conseguente collasso climatico, gli scienziati parlano chiaro: le emissioni climalteranti devono essere azzerate nel minor tempo possibile. 

Secondo l’ultimo report dell’IPCC, abbiamo poco più di 7 anni per ridurre drasticamente le emissioni globali prima che sia troppo tardi e tenuto conto che siamo già a +1,1°C, ogni decimo di grado conta: si conta nel numero di persone che moriranno a causa di ondate di calore, uragani, inondazioni, carestie, scarsità d’acqua.

La carenza d’acqua tra l’altro è un tema scottante per la Torino – Lione perché come dimostra un’analisi dell’International Consulting Group, organo incaricato dalla Direzione Generale Trasporti ed Energia della Commissione Europea, verrebbero persi decine di milioni di metri cubi d’acqua di falda, causando un grave stress idrico e serie conseguenze per l’agricoltura, per il flusso dei fiumi e per la produzione di energia idroelettrica. Tutto ciò in un contesto di crisi climatica, in cui la scarsità d’acqua sarà sempre più cronica. 

Infine, i giudici della Corte di Conti  lamentano il non adeguato coinvolgimento dei portatori d’interesse che “è vantaggioso per tutti coloro che prendono parte al processo decisionale” e ciò sarebbe  dimostrato per la Torino-Lione dal fatto che “più di 30 cause diverse sono state intentate contro l’Ift (infrastruttura-faro nel settore dei trasporti) da associazioni o privati cittadini che si opponevano ad essa per ragioni ambientali o di procedura”.

Fonte:https://www.eca.europa.eu/Lists/ECADocuments/SR20_10/SR_Transport_Flagship_Infrastructures_IT.pdf

Dott.ssa Tiziana Bandini