Solo qualche giorno fa la Nestlé ha chiesto a Stella Kyriakides, la Commissaria europea per la Salute e la Sicurezza alimentare, di rendere il sistema di etichettatura Nutri-Score obbligatorio in tutta l’Unione europea.
Si tratta, come noto, di un sistema di etichettatura del prodotto alimentare definita “integrativa”. Essa, infatti, semplifica le informazioni già presenti in etichetta rendendole di più immediata comprensione al consumatore. La necessità di adottare un modello in grado di rispondere a tale funzione, peraltro, è stata dall’OMS inserita nel piano per il cibo e la nutrizione 2015-2020.
Le alternative al Nutri-Score
Prima di tutto, però, vale la pena analizzare le “alternative” al Nutri-Score attualmente in fase di analisi nel contesto europeo.
Tali alternative sono 3: l’etichetta a semaforo inglese, l’evolved nutrition labelling, la keyhole dei paesi scandinavi. I modelli tra loro differiscono perché:
– l’etichetta a semaforo inglese considera una quantità di cibo o bevanda analizzata fissa, pari a 100gr o 100ml;
– L’evolved nutrition labelling considera una “porzione consigliata”, pensata dalle imprese;
– la Keyhole si traduce in una serratura di colore variabile.
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Il Nutri-Score
Ora, in questo contesto spicca certamente la proposta del Nutri-Score. La proposta, elaborata da parte dell’EREN (Equipe de Recherche en Epidémiologie Nutritionnelle) su richiesta della Santé publique France e con criteri nutrizionali della Food Standards Agency del Regno Unito, trova la sua base normativa nell’articolo 35 reg. 1169/2011 il quale specifica che […] il valore energetico e le quantità di sostanze nutritive di cui all’articolo 30, paragrafi da 1 a 5, possono essere indicati mediante altre forme di espressione e/o presentati usando forme o simboli grafici oltre a parole o numeri. Tra le condizioni poste dalla norma è opportuno evidenziare la necessità che i modelli proposti siano obiettivi e non discriminatori non ostacolino la libera circolazione delle merci.
Il nutri-score, nello specifico, può essere definito come un modello di etichettatura integrativa che, tramite colori “a semaforo” e lettere fornisce una valutazione del valore nutrizionale su 100 grammi di alimento. Vengono analizzati energia, proteine, grassi, grassi saturi, carboidrati, zuccheri, fibra, sale.
Le criticità
Il modello di etichettatura in commento, però, non è esente da punti critici. Nel nostro Paese, in particolare, si dibatte particolarmente circa il bad score assegnato ad alcuni prodotti tradizionali. L’esempio che maggiormente è diffuso in rete è quello che compara la cocacola zero all’olio di oliva. La prima, infatti, avrebbe uno score migliore del secondo e non manca chi sostiene l’irrazionalità e la capacità fuorviante di tale indicazione. Sul punto vale la pena evidenziare un aspetto: occorre eseguire la valutazione del Nutri-Score su prodotti della stessa classe merceologica. Non ci si può aspettare, rimanendo sull’esempio fornito, che il consumatore, scoraggiato dal bad score riportato sull’olio di oliva, decida di condire l’insalata con la Coca Cola Light. Potrebbe decidere di farlo con un altro olio vegetale e, sempre stando ai criteri del Nutri-Score, non troverà altro olio vegetale con uno Score superiore a quello dell’olio di oliva. Ciò non comporta certamente una definitiva e completa riabilitazione del Nutri-Score. Occorrerà, infatti, analizzare con cura il comportamento del consumatore prima di trarne le opportune conclusioni.
L’etichetta “a batteria”
Il nostro Paese, tuttavia, ha comunque presentato la propria proposta: l’etichettatura a batteria. Si tratta di un modello che presenta una colorazione neutra e, tramite un simbolo “a batteria”, indica la percentuale di nutrienti assunti rispetto alle assunzioni giornaliere consigliate calcolata sulla base di una porzione individuata dalle imprese. Dal modello di etichettatura proposto sono esclusi i prodotti DOP e IGP.