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Agricoltura sostenibile: uscire dall’emergenza per abbracciare un approccio sistemico

Il settore agroalimentare si trova, oramai da parecchi anni, ad affrontare diverse sfide: il cambiamento climatico, la crescita della popolazione globale, la necessità di valorizzare le filiere e i produttori. 

Si tratta di fattori che rendono ormai un imperativo cogente la transizione verso filiere agricole sostenibili.

Non si può (e non si deve), infatti, parlare, in questo campo, di “emergenza”, in quanto l’insostenibilità che caratterizza la produzione agricola (soprattutto nel territorio siciliano) rappresenta oramai una condizione permanente.

Condizione che risulta aggravata da un clima che può sicuramente definirsi “ostile” e che vede, per quanto concerne proprio la Sicilia, un’anomalia di precipitazione negativa (- 8%), con un indice di siccità CDD che ha fatto registrare valori elevati sulla quasi totalità della regione e che è pari a 165 giorni secchi consecutivi[1] all’anno. 

È sempre più necessario, dunque, passare dall’emergenza all’approccio sistemico, al precipuo fine di garantire che l’agricoltura (nel contesto siciliano e non solo), nell’inevitabile sfruttamento delle risorse e nelle tecniche di produzione che la caratterizzano, tenga sempre più in conto le condizioni e le compatibilità ambientali, oltre alle difficoltà derivanti dal cambiamento climatico.

Si tratta di un tema di grandissima rilevanza se solo si pensi al fatto che ben il 42% della superficie terrestre è utilizzata per l’attività agricola e che l’impatto dei pesticidi che si utilizzano regolarmente in agricoltura è la prima causa di tumori e di degrado ambientale. 

Il G7 Agricoltura a Siracusa: un’occasione da non sprecare

Un’importantissima occasione per affrontare queste tematiche e programmare azioni che possano, nel lungo periodo, garantire soluzioni efficaci è certamente rappresentata dal G7 Agricoltura che si terrà, a Siracusa, nel terzo weekend di settembre (https://www.regione.sicilia.it/la-regione-informa/ortigia-g7-agricoltura-pesca-regione-ospitera-rappresentanti-stati-uniti-canada-giappone-francia-germania-regno-unito-nove-paesi-africani).

L’evento vedrà la partecipazione dei rappresentanti di Italia, Stati Uniti, Canada, Giappone, Francia, Germania e Regno Unito, i quali inizieranno i lavori partendo dal documento approvato a Miyazaki (Giappone), durante il G7 del 2023, che contiene l’indicazione delle 12 azioni prioritarie per rendere i sistemi agroalimentari più sostenibili, produttivi e resilienti.

Tra queste azioni meritano di essere menzionate, in virtù delle premesse sviluppate in questo scritto, quelle che prevedono di azzerare le emissioni dei gas serra e di invertire la perdita della biodiversità. A tal fine, si impone come vera e propria necessità la diversificazione delle filiere di approvvigionamento (anche attraverso la valorizzazione dei sistemi alimentari locali), unitamente all’uso sostenibile delle risorse agricole nazionali esistenti.

Il documento fa, inoltre, espresso riferimento alla necessità di “migliorare la sostenibilità dei sistemi agroalimentari, attraverso l’attuazione di un’ampia gamma di innovazioni e la promozione di pratiche agricole sostenibili”.

Si inserisce in questo frangente il tema della c.d. “agricoltura 4.0”, termine con il quale si intende l’evoluzione dell’agricoltura di precisione, realizzata attraverso la raccolta automatica, l’integrazione e l’analisi di dati provenienti dal campo, da sensori e da qualsiasi altra fonte terza, al fine di aumentare la profittabilità e la sostenibilità economica, ambientale e sociale dell’agricoltura.

È un tema che assume, oggi, sempre più rilevanza, in quanto per affrontare le sfide che le sfavorevoli condizioni ambientali pongono è sicuramente necessaria una profonda modifica dei sistemi produttivi e delle stesse infrastrutture, allo scopo di adattarle ai nuovi scenari. Tale modifica non può che essere preceduta dalla promozione di ricerca e sviluppo, al fine di ampliare e diffondere tecnologie e pratiche sempre più innovative.

L’intensificazione degli sforzi necessari per riformare o riorientare le politiche agricole allo scopo di raggiungere risultati ambientali positivi e ridurre le emissioni di gas a effetto serra è poi un’altra rilevante azione indicata come priorità nel documento. 

L’approccio “One Health”: proteggere l’ambiente è difendere l’uomo

Partendo dal presupposto che vi è una assodata continuità fra la salute umana, quella animale e quella dell’ambiente (c.d. “approccio One Health”), viene raccomandato di rafforzare tale approccio e, nello specifico, di “promuovere misure contro la resistenza antimicrobica, le malattie animali transfrontaliere e i parassiti delle piante”.

È, altresì, urgente “ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, promuovere diete sane e migliorare l’accesso alle informazioni sui prodotti agricoli e alimentari”, oltre a rafforzare “la collaborazione tra il governo e il settore privato, gli agricoltori e tutti gli altri attori” per “sviluppare un ambiente favorevole che faciliti gli investimenti responsabili del settore privato nell’agricoltura e nei sistemi 

Azioni per rendere l’agricoltura più sostenibile: il profitto non può essere l’elemento determinante

Non ci si può più permettere di continuare a produrre avendo come unico parametro di riferimento il profitto. L’insostenibilità della produzione agricola si pone, infatti, come tema sempre più attuale. La stessa FAO se ne sta occupando, in quanto trattasi di un tema che incide sullo stesso concetto di sovranità alimentare, poiché molteplici sono le criticità connesse a un sistema agricolo intensivo. Il rapporto della FAO[2] ha quantificato in 12,7 mila miliardi di dollari i costi nascosti dei sistemi agroalimentari a livello globale a carico della nostra salute, dell’ambiente e della società.

È, allora, necessario riscoprire i sistemi agricoli tradizionali, quelli, cioè, che dimostrano di adattarsi meglio a climi e ambienti diversi riuscendo a fornire cibo alle popolazioni locali e, di conseguenza, contribuendo a ridurre la spinta all’abbandono delle terre. 

Ma sarà obbligatorio, altresì, recuperare i semi antichi e svilupparli in modo da avere piante in grado di crescere senza l’impiego di prodotti chimici. 

Si tratta di temi assolutamente imprescindibili e proprio per questo si è pensato ad uno specifico G7 in terra sicula.

Le premesse affinché se ne discuta in modo proficuo e si trovino soluzioni da implementare gradualmente (ma senza tentennamenti di sorta), anche grazie al prezioso aiuto di studi legali specializzati, ci sono tutte.

Ci si augura che non si risolva in una vetrina e, dunque, nella mancata occasione di fornire risposte efficaci e lungimiranti. 

Avv. Corrado V. Giuliano

Avv. Salvatore Nanè


[1] Dati estratti dall’ultimo Rapporto SNPA “Il clima in Italia nel 2023”.

[2] “Lo stato dell’alimentazione e dell’agricoltura 2023”.