di Corrado Carrubba
È stato presentato a Roma il Rapporto 2021 sul Riciclo in Italia curato, per il dodicesimo anno, dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – SUSDEF – , di cui SAFE GREEN è socia, in collaborazione con FISE UNICIRCULAR; il rapporto traccia un quadro significativamente positivo della realtà italiana quanto al recupero di materia ed energia da rifiuti.
A questo link la sintesi https://www.fondazionesvilupposostenibile.org/wp-content/uploads/Sintesi-del-Rapporto_Italia-del-Riciclo-2021.pdf , disponibile inoltre, sul medesimo sito della Fondazione, il Rapporto completo.
E’ bene ricordare come il recupero da rifiuti, perno della Economia Circolare, come è ben noto vive quanto al quadro giuridico di riferimento, ampio e complesso, essenzialmente all’interno della Parte Quarta del Testo Unico Ambientale recante Norme in materia di gestione dei rifiuti e dii bonifica dei siti inquinati, ed è espressamente previsto e disciplinato all’art. 181 (Recupero dei rifiuti) e nella gerarchia europea dei rifiuti, intesa quale scala di priorità che indica le scelte migliori dal punto di vista ambientale per affrontare la gestione dei rifiuti, si colloca subito dopo la prevenzione, la preparazione per il riutilizzo ed il riuso.
Tornando al Rapporto, in attesa che venga adottata la nuova Strategia Nazionale per l’Economia Circolare prevista per il giugno del prossimo 2022, vi si trova uno scenario che, seppure toccato dalla crisi pandemica, evidenzia una costante crescita della quantità di rifiuti riciclati grazie all’attivismo di imprese in gran parte piccole e medie; fatto che colloca l’Italia sul podio degli stati UE più virtuosi in questo importate segmento della sostenibilità, utile e necessario anche alla lotta ai cambiamenti climatici.
Dal 2015 al 2019, infatti, il riciclo totale dei rifiuti è salito nel nostro paese dal 61 al 65 % con un incremento del 4%, pari ad una crescita di 22 Mton di materiale recuperato, con un +20% di materi prima secondaria sul totale delle materie prime utilizzate; ancora, con il 21.6% di tasso di tasso di utilizzo circolare di materia, a fronte di una media europea del 12.8%., l’Italia si colloca al quarto posto in Europa su ventisette stati.
In via generale, anche nel quadro di avvio dell’attuazione del PNRR, il rapporto sottolinea come siano necessari strumenti economici finanziari di sostegno alla filiera del recupero, nonché la sempre attesa stabilità normativa e facilitazione dei meccanismi e procedure regolatorie sicché gli sforzi posti in essere dagli operatori e gli ingenti investimenti, pubblici e privati, previsti possano cogliere o anche consolidare gli impegnativi obiettivi posti dalla ambiziosa programmazione interna e comunitaria.
Sui diciotto capitoli dedicati alle singole filiere del recupero, il quattordicesimo predisposto in collaborazione con ANPAR – Associazione Nazionale Produttori Aggregati Riciclati – è dedicato ai rifiuti da costruzione e demolizione – C&D -, evidenziandosi da subito che, con un recupero oltre il 78%, il comparto è già oggi al di sopra del target italiano ed europeo.
Con 68 Mton, i rifiuti C&D rappresentano il 47% dei rifiuti speciali non pericolosi complessivamente prodotti in Italia nel 2019, così confermando come questi rifiuti inerti costituiscono, sia nel nostro Paese che in Europa, il flusso più rilevante dell’intero cluster dei rifiuti speciali non pericolosi.
Nel 2019, in crescita sul 2015 secondo i dati ISPRA, per un totale di oltre 107 Mton di rifiuti speciali avviati a recupero di materia, ben il 62% di quanto gestito è rappresentato da rifiuti C&D; una quota rimanente è stato utilizzato per operazioni di riempimento e, ancora, una parte pari a circa un decimo destinata ancora a discarica.
Quindi il Focus C&D sottolinea come il tasso di recupero di questi rifiuti, calcolato sulla base dei dati di produzione e gestione, si sia attestato, nel 2019, al 78.1%, ben sopra gli obiettivi fissati al 70% ed in aumento di un buon punto percentuale rispetto all’anno precedente. Un ottimo risultato.
E tutto ciò a fronte di indubbi vantaggi ambientali ed economici sia per le imprese che per il sistema Italia e la sua sostenibilità – tra cui salvaguardia del territorio e del capitale naturale, minor ricorso alle materiae prime da escavazione, minor costi di gestione per i produttori del rifiuto, residualità della discarica – ma nonostante la presenza di vari ostacoli alla crescita del settore sia di natura giuridica che di mercato.
Venendo appunto agli ostacoli, ben noti ai tecnici ed operatori del settore e ai giuristi specializzati, il Rapporto ne elenca ed esamina molti, tra gli altri: la diffidenza nell’utilizzo di prodotti derivati da rifiuti, la mancanza di dati certi sulla produzione dei rifiuti inerti che complica e di molto programmazione e regolazione, i capitolati di appalto non allineati agli obiettivi dell’economia circolare, l’assenza della voce aggregati riciclati nei prezzari delle opere edili, un regime fiscale ed impositivo che favorisca il recupero disincentivando il mercato delle corrispondenti materie prime, il gravissimo ritardo del decreto EOW per questi materiali previsto dall’art. 184ter del TUA e un approccio ormai vecchio esclusivamente tabellare e di limiti numerici per la valutazione dei possibili impatti ambientali, infine una necessaria implementazione del sistema del GPP e relativi CAM che potrebbe dare un impulso determinante al mercato dei materiali riciclati di cui si discorre.
In conclusione, il Rapporto in esame di cui si consiglia la lettura, dimostra ancora una volta quanto sia importante la realtà economica italiana dell’economia da materiali recuperati, e come essa possa rappresentare oggi ancor di più che in passato, nell’ambito di uno sforzo europeo se non globale verso la circular economy, uno dei driver del cambiamento del paradigma economico sempre più orientato verso la sostenibilità e il contrasto ai cambiamenti climatici.